Con questa mostra di 40 opere su legno, su tela e su carta realizzate dai primi anni ’60 fino al 1987, intendiamo ricollegarci idealmente alla mostra “Il vascello fantasma” inaugurata nella galleria Guastalla Graphis Arte nel 1987, quando l’artista era ancora in vita. Gran parte dei dipinti oggi esposti hanno preso parte a quella esposizione realizzata nel periodo in cui la galleria Guastalla aveva un rapporto di collaborazione assiduo e continuativo con Tano Festa tramite il comune amico Francesco Soligo: il catalogo in cui erano riprodotti ben 64 dipinti degli oltre 100 allora esposti documenta l’importanza di quell’evento. Il “Vascello fantasma” era la poesia che Tano aveva scelto come prefazione al catalogo e che ora in calce pubblichiamo nuovamente.
Nella mostra attuale sono presenti molte delle tematiche care all’artista: dalle opere monocrome degli anni ’60, alle prime sperimentazioni pop, dai dipinti degli anni ’70 dedicati a Michelangelo e ai paesaggi italiani, alla serie delle Persiane, fino alle opere degli anni ’80 tratte dai cicli delle Piazze d’Italia, degli omaggi agli artisti del passato (Egon Schiele e Picasso), dei Don Chisciotte, degli antenati e dei toreri.
Di grande interesse l’omaggio a Amedeo Modigliani: entusiasta dalla gestione che la galleria stessa aveva della Casa Natale del grande artista livornese, da lui particolarmente amato, si volle cimentare dipingendo una grande tela ispirandosi al celebre Nudo a braccia aperte. Attualmente tale opera figura nella esposizione permanente della Casa Natale nella sezione dedicata all’omaggio degli artisti contemporanei ad Amedeo Modigliani.
A proposito del suo essere considerato uno dei più importanti esponenti della pop art italiana, Tano Festa spiegava in una intervista ad Antonella Amendola: “spregiudicatamente? che vuol dire per te? è spregiudicato l’artista pop americano che elegge a status symbol della sua cultura la bottiglia della Coca Cola o il cartellone pubblicitario? Mi dispiace per gli americani che hanno così poca storia alle spalle, ma per un artista italiano, romano e per di più vissuto ad un tiro di schioppo dalle mura vaticane, popular è la Cappella Sistina, vero marchio del made in Italy. E poi del Michelangelo mi ha sempre colpito quella sottile ambiguità omosessuale… […] comunque più in generale il mio rapporto con Michelangelo è un rapporto di plagio, perché l’arte è plagio”.
Scriveva Achille Bonito Oliva nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera dopo la scomparsa di Tano Festa nel gennaio 1988 Un Matisse degli anni ‘60: “Artista europeo, Tano Festa parte da un afflato visionario che affonda anche nel Simbolismo e nella Metafisica, ma poi si collega agli esiti espressivi dell’aria americana che corre da Barnett Neuman a Kelly, fatta di superfici levigate e compatte, di colori neutralizzati da ogni profondità psicologica ma densi di spiritualità.” Importanti mostre pubbliche hanno recentemente risvegliato l’interesse verso la pop art italiana di cui Tano Festa è stato un protagonista: le aggiudicazioni elevate raggiunte nelle recenti aste internazionali, stanno a dimostrare l’importanza di questo movimento artistico e di questo artista in particolare.
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