Alla galleria Guastalla Centro Arte si apre una mostra dal titolo Objects dedicata al confronto fra artisti nelle cui opere compaiono oggetti di uso quotidiano interpretati ed utilizzati oltre la propria natura. L’oggetto, estrapolato dal contesto per cui è nato può assumere molti significati diversi entrando nella creazione dell’opera d’arte e diventando soggetto esso stesso. In tal senso vediamo come, se Duchamp con il ready-made e i surrealisti con l’idea dell’Object trouvè sono stati i primi a dare il via all’ingresso di oggetti comuni nel contesto artistico, a sviluppare questo tipo di approccio sono, a partire dagli anni ’60, soprattutto gli artisti cosiddetti nouveaux-realistes che, sotto la guida del critico d’arte Pierre Restany cercano, pur nella diversità che contraddistingue le singole personalità, di scovare nella realtà fatta di oggetti di vario genere, una dimensione affascinante, poetica, ironica. Il lavoro di Arman, Baj, Aubertin, dei quali alcune opere sono in mostra, si sviluppa in questo senso. Nello stesso periodo nasce anche il movimento Fluxus, al quale aderisce il francese Ben Vautier, e di cui il fiorentino Giuseppe Chiari è l’unico esponente italiano di rilievo. Anche gli artisti della pop art, che si sviluppa in Europa e in Usa negli anni ’60, fanno ampio uso di oggetti provenienti dal mondo della cultura di massa in termini di valorizzazione ed esaltazione: in ambito pop anche in Italia Tano Festa, Piero Gilardi, Michelangelo Pistoletto, presenti in mostra, fanno largo uso di oggetti o comunque di materiali nuovi ed insoliti per il contesto artistico. Singoli autori interpretano poi in forma personale questo tema come Bruno Ceccobelli il cui linguaggio simbolico si esprime attraverso collage di oggetti della più disparata provenienza. L’assemblaggio di object trouvè è centrale anche nel lavoro di Elio Marchegiani e diventa lo spunto per riflessioni che sfociano in una sottile ironia. Umberto Mariani utilizza dei tendaggi ricreati in piombo per celare qualcosa che sta dietro, o comunque per dare risalto al panneggio inteso come elemento importante del linguaggio artistico. E ancora Hermann Nitsch espone abiti che rimandano alle sue performances dissacratorie; in Jiri Kolar, invece, collage, oggetti e poesia si uniscono a dar vita a una poetica molto personale. Saranno in mostra circa 20 opere di: Arman, Bernard Aubertin, Enrico Baj, Bruno Ceccobelli, Giuseppe Chiari, Tano Festa, Piero Gilardi, Jiri Kolar, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Hermann Nitsch, Michelangelo Pistoletto, Ben Vautier.
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