In questa mostra presentiamo una selezione di 49 opere di artisti italiani e stranieri, il cui linguaggio è riferibile al fenomeno artistico della pop art che, pur con diversità e varie sfaccettature si è sviluppato in Italia a partire dagli anni ’60. La mostra si articola in tre aree tematiche, immaginando di raggruppare le opere sulla base di comuni espressioni che ogni artista ha poi affrontato secondo le proprie intuizioni: il tema dell’oggetto, della narrazione e del simbolo. Saranno in mostra opere di Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Enrico Baj, Emilio Tadini, Joe Tilson, Ugo Nespolo, Mark Kostabi, Piero Gilardi.
La pop art è il principale fenomeno culturale che ha attraversato gli anni ’60 (non solo l’arte figurativa) e prende spunto dal boom economico e da quella che si stava affermando come società dei consumi di quegli anni. Gli artisti si aprono al mondo del quotidiano e da questo ritrovano il desiderio di confrontarsi con la realtà e la cultura popolare che nutrendosi di oggetti di consumo e di miti di massa creava inevitabilmente nuove forme espressive. Da qui nasce l’attenzione verso i nuovi linguaggi popolari come il fumetto, la pubblicità, il cinema, il design che entrando nelle case di milioni di persone popolano l’immaginazione collettiva e danno vita ad una nuova cultura di massa.
In particolare saranno in mostra opere di artisti che hanno utilizzato immagini celebri di oggetti di consumo, di pubblicità, o di simboli, riflettendo così sul ruolo che alcune di esse assumono, diventando così vere e proprie icone del mondo moderno: in tal senso esemplare è il lavoro di Mario Schifano, che attinge dal mondo della pubblicità e dei media per creare immagini di forte impatto visivo. Tano Festa, presente in mostra con l’opera “Da Michelangelo”, si ispira invece alla tradizione artistica italiana del passato, quasi come fosse essa stessa un oggetto di consumo, mentre Franco Angeli, ad esempio nella serie celebre degli Half Dollar, estrapola dall’iconografia occidentale quei simboli del potere economico e politico che in realtà intende criticare, Altri artisti hanno invece focalizzato la loro attenzione sull’oggetto e sul significato simbolico che esso assume una volta estrapolato dal mondo quotidiano ed inserito all’interno di un contesto artistico: Enrico Baj ad esempio, utilizza bottoni, passamanerie, lustrini, pezzi di giocattoli di bambini, e ancora medaglie, stemmi e oggetti provenienti dal mondo militare, per esprimere una critica alla società realizzata sempre con una sottile ironia tipica della tradizione dadaista. Anche Joe Tilson, artista inglese uno dei pionieri della pop art, crea dei mosaici in legno dove si appropria di oggetti provenienti dal mondo del bricolage, del fai-da-te, della falegnameria e dei giochi dei bambini, tutti aspetti di passioni popolari che con la società di massa hanno trovato larga diffusione. E’ invece l’uso di un materiale “nuovo”, industriale, innovativo per il mondo dell’arte, quale il poliuretano espanso a contraddistinguere Piero Gilardi, che tende questa volta a rappresentare in questa forma nuova non tanto il mondo dei consumi quanto una natura idealizzata e perfetta. Il gioco, la fiaba, il puzzle sono elementi fondanti dell’opera di Ugo Nespolo, come anche in Emilio Tadini, questi aspetti sono presenti e vengono accentuati anche da un linguaggio che riporta alle illustrazioni delle fiabe. Sempre il racconto, il fumetto e l’ironia fanno da sfondo ad una critica dei meccanismi del mondo dell’arte, ad omaggi all’arte del passato o a riflessioni sulla società ipertecnologica di oggi in Mark Kostabi, artista americano che da anni lavora in Italia.
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